Il gioco e la narrazione sono due attività umane molto importanti e anche connesse tra loro. Parlo di sovente delle possibili modalità del narrare e, in alcuni racconti/resoconti di percorsi di narrazione  che ho realizzato, faccio riferimento a laboratori basati sul gioco.

Giocare è qualcosa di molto importante, perché si rifà ad una esperienza strettamente legata all’infanzia, ma che in realtà è legata a tutto il corso della  nostra vita, tant’è che Johan Huizinga, parlava di Homo Ludens.

[…] la cultura sorge in forma ludica, la cultura è dapprima giocata. Nei giochi e con i giochi la vita sociale si riveste di forme sopra-biologiche che le conferiscono maggior valore. Con quei giochi la collettività esprime la sua interpretazione della vita e del mondo. Dunque ciò non significa che il gioco muta o si converte in cultura, ma piuttosto che la cultura nelle sue fasi originarie, porta il carattere di un gioco.

(Huizinga, Homo Ludens, Il Saggiatore, 1972)

Roger Caillois  cataloga i giochi in quattro categorie: Agon, Alea, Mimicry e Ilinx. Sono giochi del primo tipo quelli che si basano sulla competitività, del secondo tipo, invece, quelli basata sulla fortuna. Il “gioco dell’oca”, ad esempio, è uno dei primi giochi che sperimentiamo da bambini e che si basa tutto sul tiro dei dadi. Poi sono del terzo tipo quelli basati sulla vertigine,  dal parco giochi (altalena, scivoli) a quelli più arditi che possiamo trovare in molte fieri e parchi giochi, non a caso spesso costruiti a tema di storie a noi ben note. Infine i giochi del quarto tipo sono quelli che hanno a che fare col mimetismo, dove faccio finta di essere o fare qualcosa.

Quest’ultimo tipo è uno dei giochi narrativi per eccellenza: pensiamo ad esempio al gioco simbolico che ogni bambino/a sperimenta fin dalla più tenera età. “Facciamo finta che io ero e tu eri” e in un momento entra in campo il tempo del “c’era una volta”, ed iniziamo ad interpretare storie, coniugando l’imperfetto indicativo senza neanche sapere che esista grammaticalmente questo tempo verbale. Poi ci sono i giochi di ruolo, fatti di persona o seduti attorno ad una plancia, dove i giocatori assumono il ruolo di uno o più personaggi e tramite la conversazione e lo scambio dialettico creano uno spazio immaginato, dove avvengono fatti ed eventi fittizi, in un’ambientazione narrativa che può ispirarsi a un romanzo, a un film o a un’altra fonte creativa, storica, realistica come nella vita reale o di pura invenzione.

Il legame tra parole/storie e gioco è antichissimo e si è sviluppato nel tempo in modi quasi infiniti, che hanno come unico limite la fantasia umana. Ci sono quindi i così detti “giochi di parole”, enigmi, cruciverba, rebus, logogrifo, ludobiografia, librigame, etc, etc.

Poi ci sono i giochi da tavolo che riprendono le altre tipologie di gioco e sono sia aleatori che basati sull’Agon e allo stesso tempo raccontano una storia. Il panorama editoriale che riguarda sia i giochi di ruolo che quelli da tavolo-narrativi  è molto vasto e ne parlerò prossimamente in modo approfondito.

In alcuni giochi  l’oggetto/giocattolo diviene il protagonista stesso di una storia, che inventiamo o abbiamo inventato sul momento, o che invece si rifà a qualcosa di più articolato. Per intendersi ogni pupazzo, soldatino, bambola, etc, che nelle nostre mani parla e agisce, racconta una storia e ci intrattiene, facendoci appunto giocare e divertire. Su questo tipi di gioco si basano i così detti giochi da tavolo con miniature, ovvero  oggetti, di solito molto piccoli, che riproducono le fattezze di  persone, eroi, mostri, animali, alieni, personaggi mitologici o legati a storie fantasy. Questi modellini  si possono “far giocare”, cioè muovere e animare in qualche modo, tirando dadi per vivere attraverso il gioco infinite storie.

Intorno a questa particolare forma ludica si muove un mondo di appassionati/e che collazionano miniature e giochi, che spesso assemblano e dipingono con le proprie mani. Ma soprattutto si muove un mondo di storie fantastiche.

Per questo motivo Favolara ha deciso di ospitare in queste pagine una campagna narrativa dedicata a un  particolare wargame di miniature che si chiama Warhammer 40.000 kill team, seguiranno i dettagli in un articolo dedicato. Restate connessi per i dettagli…

Quando si parla di gioco spesso si pensa solo a qualcosa che riguarda una particolare fase della vita, ma la verità è che il tempo per giocare non finisce mai.

“La gente non smette di giocare perché diventa vecchia; diventa vecchia perché smette di giocare.”

Oliver Wendel Holmes JR

N.B.: nell’immagine in evidenza una foto di Favolara