Il 17 marzo è uscito al cinema un anime davvero interessante e molto bello, sto parlando di Belle, (竜とそばかすの姫 Ryu to Sobakasu no Hime), di Mamoru Hosoda. Questo film animato ha una trama che si sviluppa in parte in un mondo parallelo virtuale, già sperimentata tra l’altro in Summer Wars (サマーウォーズ Samā Wōzu) del 2009, firmato dallo stesso regista.
Belle è l’avatar, e allo stesso tempo alter ego, di una ragazza di diciassette anni di nome Sozu, che da quando ha perso la madre in un incidente non riesce più a cantare. Grazie al mondo virtuale, denominato U, acquista maggiore sicurezza e riesce a fare ciò che non può nella vita reale.
Nell’anime sono affrontati diverse tematiche che si espandono in un film dagli effetti visivi e sonori meravigliosi. Si parla di disagio adolescenziale e relazioni sociali tra equilibri precari di ragazzi e ragazze frequentanti le scuole superiori, senso di solitudine e depressione legato al lutto o al dolore in generale, bullismo, popolarità sui social e mondo virtuale, false e vere identità, amore, violenza domestica di un padre verso i figli.
Ma la parte più interessante di tutto, almeno per me, è come il regista sia riuscito a trasporre e reinventare in chiave moderna e cross-mediale la fiaba della Bella e la Bestia. La bella è Sozu, che in giapponese significa campana, nel suo avatar Bell, è una campana che riesce a scuotere le anime di tutti gli altri individui presenti sulla piattaforma virtuale, cantando in modo dolce e potente allo stesso tempo.
La Bestia o Drago è un individuo che indossa un mantello, dove sono raffigurate macchie luminose, che scopriremo essere ferite pulsanti di un maltrattamento familiare. I due si incontrano nel mondo di U e si aiutano a vicenda fino a tessere une legame anche al di fuori della realtà virtuale.
Tuttavia questa trasposizione della fiaba è solo un pretesto per parlare di altro, l’anime riflette sul rapporto tra fantasia e realtà, tra virtuale e vita vera per i giovani di oggi. Il rapporto tra internet e sociale è analizzato e raccontato come una fusione tra la vita quotidiana reale e quella virtuale, che spesso per i ragazzi e ragazze, nativi digitali, è un tutt’uno.
Altra componente davvero bella del film è la colonna sonora. Le canzoni nella versione italiana sono cantate in giapponese con i sottotitoli in italiano, e questa scelta secondo me è davvero azzeccata. Le parole delle canzoni sono malinconiche e soavi, ci parlano di dolore, dell’assenza, dell’amore e anche di speranza. Ecco qui un piccolo assaggio.
Il film inizia con una promo di U, che invita ad entrare nel mondo virtuale, unico posto dove è possibile cambiare vita e iniziare da capo, azzerando il passato. La protagonista accoglie questo invito perché vuole lasciarsi alle spalle il dolore per la perdita della madre, per il suo sentirsi inadeguata e smarrita, per non sapere cosa sia la felicità e come trovarla. Ma come spesso succede nelle fiabe più belle, la nostra eroina, si trasforma affrontando le proprie paure, non solo riesce a cambiare davvero la sua vita, nella realtà, ma riesce a farlo anche per gli altri e a riportare la Bestia ad essere una adolescente ferito, che può guarire anche lui, diventando l’artefice del proprio destino.
Belle è davvero un anime sublime, che in chiave moderna e futuristica ci parla della nostra realtà.